martedì 31 marzo 2015

Case curiose

A causa delle connessioni internet non sempre disponibili siamo sempre in arretrato con le foto,
ma questa serie è un po' un caso a se.
Prima delle foto dei paradisi Caraibici, un passo indietro ancora a Maria Galante dove ci siamo divertiti a mettere insieme alcune case "particolari".....




La casa del notaio






La casa dei maiali





La casa dei fantasmi 



La casa della strega





domenica 29 marzo 2015

Una giornata particolare

Una giornata particolare

25 marzo 2015
Al gavitello a Green Island - Antigua.

Antigua non era nei piani perché pensavamo fosse troppo affollata e turistica - visto il flusso di barche con quella destinazione- poi abbiamo cambiato idea, pensando di trovare contatti, info e attrezzatura nautica che in realtà non c'erano, come ci aveva anticipato Anna di Soleado nel nostro breve incontro a Deshaies, dicendo inoltre che Antigua era bella con tanti begli ancoraggi, ma cara. Io avevo dato un' occhiata sul portolano sperando di trovare qualche bella baia dove fare snorkeling.
Dopo varie opzioni e ripensamenti sul porto di entrata ad Antigua, abbiamo deciso per Falmouth Harbour, la grande baia adiacente a English Harbour, dove siamo rimasti per qualche giorno. Gran bell'ancoraggio, ma a terra una volta visto il Nelson Dockyard non c'è più molto da vedere a parte la vetrina dei super super yacht e c'è troppo traffico per una bella nuotata.
Così, visto il tempo a disposizione e il meteo propizio con una finestra di vento leggero da Est, abbiamo deciso di provare ad andare a Barbuda passando di sopravento ad Antigua per avere poi il vento buono nel passaggio e non dover stringere troppo di bolina.
Siamo così partiti da Falmouth Harbour alla solita ora - subito dopo l'alba- e ci siamo trovati, come previsto, vento e mare contro nel primo tratto lungo la costa che ci ha costretto a fare bordi rallentandoci parecchio. A questo punto era troppo tardi per proseguire e arrivare prima di buio e così guardandoci intorno abbiamo deciso di fermarci dietro Green Island e aspettare l'indomani avendo dieci miglia in meno e una direzione migliore per il vento.
L'ingresso non era semplice per via dello slalom tra i reef non segnalati, ma con l'aiuto dell'AIS seguendo il track di un' altra barca in uscita ce la siamo cavata bene. Una volta all'interno, il posto è bellissimo, una distesa di acqua trasparente color smeraldo, nessun obbrobrio edilizio, qualche kite e qualche barca ben distanziata grazie anche a dei gavitelli che ci hanno sollevato dalla preoccupazione della tenuta dell'ancora.
Io ne ho subito approfittato per farmi un paio di belle nuotate con tanto di visita al reef. Angelo ha trovato una grossa conchiglia e io mi sono goduta finalmente un posto abbastanza selvaggio con tanto spazio intorno, senza rollio, e con una acqua meravigliosa, ma soprattutto senza la preoccupazione di dover scendere a terra, senza la preoccupazione di barche e barchine che ti passano sopra la testa o di qualcuno che si ancora sulla tua ancora.
Finalmente ci siamo riposati . E' questo genere di giornate che amo, un po' di navigazione per arrivare in un posto tranquillo dove ti puoi tuffare dalla barca e goderti un bella nuotata in mezzo alla natura. Dopo tanti ancoraggi sofferti e scomodi, dove devi sempre stare all'erta, e faticare per scendere a terra è stata una grande sorpresa, un imprevisto meraviglioso.

Antonella

Un sogno realizzato

Un sogno realizzato
Barbuda, Low Bay

27 marzo 2015

Quando ai primi di novembre in cantiere a Trinidad, in un giornale di vela sui Caraibi, trovai l'articolo su Barbuda, mi sembrò un sogno.
Non vedevamo luoghi selvaggi e soprattutto incontaminati da tempo , l'acqua del mare era sempre scura e torbida e c'era sempre troppa "civiltà" in giro.
Eravamo ormai da un mese in secco in cantiere, con tutto il disagio che questo comporta - polvere, fatica, soldi che vanno come un fiume, vai e vieni dai negozi di attrezzatura, etc. etc.- in più non avevamo un'idea ne di quando saremmo tornati in acqua, né della geografia e della navigazione nei Caraibi, o meglio per essere più precisi nelle Piccole Antille faticando a distinguere tra Windward Islands e Leeward Islands.
L'idea che avevamo sempre avuto dei Caraibi - e per questo non erano nei nostri progetti - era di un luogo affollato e rovinato dal turismo e dai charter, cosa che è assolutamente vera per la maggior parte.
Vedere le foto con quei colori e quella spiaggia infinita e deserta, mi ha fatto sperare di arrivarci.
Ho tenuto le pagine dell'articolo piegate in mezzo al portolano, pensando "non si sa mai, intanto è lì".
Il problema di Barbuda è che è un luogo accessibile solo in certe condizioni meteo, non in tutte le stagioni perché è circondata da reef e bassi fondali non segnalati ed essendo sopravento alle altre isole bisogna andare contro vento e contro mare per raggiungerla. Un po' come Marie Galante.
Barbuda è si fuori dall' "autostrada dei Caraibi" perché è sopravento e il flusso delle barche a vela così come gli scali sul portolano sono sottovento per ripararsi dai venti prevalenti di NE, ma navigando sopravento alle isole con le giuste precauzioni, si scoprono luoghi selvaggi e affascinanti e poco frequentati.
Siamo così arrivati a Barbuda al traverso/ bolina larga, in 6 ore rispetto alle 7-8 previste con una media di 5 nodi.
Al contrario di molte altre isole è piatta e non si vede prima di 4 o 5 miglia.
Per gli approdi e ancoraggi non avevamo le idee chiare. Arrivando da Est in teoria avremmo potuto infilarci in mezzo ai reef, ma era troppo impegnativo e poco sicuro, le carte non erano affidabili e avremmo dovuto procedere a vista così abbiamo optato per Low Bay a 8 miglia più a Nord rispetto alla nostra posizione.
Una linea di terra dietro la quale si estende una laguna.
Quando ci siamo avvicinati non credevo ai miei occhi: un mare di un turchese intenso, delineato da miglia di spiaggia bianca e deserta con dune e arbusti, un 'unica piccola costruzione (il resort) , due barche all'ancora a una certa distanza. Ero dentro alla foto che avevo visto mesi prima: una sensazione indescrivibile.
L'ancora ha preso subito, ma presto ci siamo accorti che nonostante il colore l'acqua non è trasparente e quando si nuota sembra di nuotare in puro colore. Si rimane affascinati dalla luce e dai colori, in particolare dal colore del mare, dallo spazio e dalla natura.
Dietro la spiaggia, oltre la laguna che si attraversa con un water taxi, c'è Codrington, l'unico centro abitato dell'isola, ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarci e preferiamo goderci le luunghe passeggiate sulla spiaggia e le nuotate.
Dopo l'assaggio di Green Island,questo è veramente un posto dove riposarsi e ci siamo arrivati grazie al fatto che abbiamo tempo davanti. Valeva la pena di venire ai Caraibi anche solo per questo.

Antonella

domenica 22 marzo 2015

Date a Cesare quel che e' di Cesare

Maria Galante 13/Marz0/2015

A Cesare quel che e' di Cesare (Vergingetogere permettendo)

Anche se Maria Galante e' carina e tranquilla secondo gli standard caraibici, dopo tre settimane siamo finalmente contenti di ripartire e navigare.Un po' macchinoso il distacco dal fatidico pontile dei pescatori, vento al traverso, poco spazio di manovra, barca a vela sottovento, noi di poppa al pontile con a prua ancora principale con catena , e seconda ancora con un angolo verso il sopravento per impedire che la prua si abbatta, la sera prima con Antonella fatti i vari piani ...aspettando che il pescatore a noi sopravento se ne esca per pescare per avere spazio di manovra.Piano A, tiriamo una cima di poppa molto sopravento, poi molliamo a mano la seconda ancora cosi' da rimanere sulla prima e cazzando la cima di sopravento allineare la poppa al vento , quindi issare l'ancora principale e sfilando la cima di poppa a doppino andarsene.Piano B , mettere le cime di poppa a doppino, issare la prima ancora , mettere parabordo nella cima della seconda ancora , lanciare la cima dell'ancora in acqua e sfilare i doppini da poppa.La mattina alle 6 il pescatore esce per fare il suo lavoro, guardo il vento...quasi nullo , via che si va', Antonella naturalmente schizza su in piedi come un sol uomo e le annuncio che faremo il piano C...ma qual'e il C ? Semplice semplice, su' di ancora principale gettiamo le cime di poppa sul pontile, gettiamo la cima della seconda ancora in acqua con il parabordo per ripescarla e via che partiamo e ci andiamo a mettere all'ancora nel porto per poi andare a recuperare le 4 cime di poppa , e la seconda ancora, a perte lo spedare a mano dal tender la seconda ancora affogata nel fango che ha richiesto un extra lavoro della mia povera schiena, tutto e' andato a meraviglia spedendo le prossime due ore a lavare tutto insozzato dal fango puzzone del porto.
.Dopo essermi curato una congiuntivite (almeno spero) e fatti gli occhiali nuovi sia io che Antonella ....finalmente si naviga su Les Saints , piccolo arcipelago a sud della Guadalupa.Usciti dal porto un bel forza 5 sostenuto...meno male che finalmente lo abbiamo di poppa piena, apriamo solo fiocco e via che si fila a 5 nodi e piu'.Navigazione tranquilla e serena,arriviamo nel bel arcipelago....ma ancorare e' un problema, gli ancoraggi sono pochi e super ballonati da barche...giriamo piu' di due oresenza risultato, alla fine buttiamo l'ancora in un postaccio un postaccio al vento e parzialmente al mare ...si balla mica poco...ma finche mare e vento (30 nodi) se ne vengono dalla stessa direzione non c'e' male ...ma durante la notte il vento calera' ma il mare ci colpira' al traverso e allora rollio a gogo', non si riesce a chiudere occhio...aneliamo la luce per partircene anche se a malincuore per il bel posto ma felici di uscire dalla centrifuga.Alle 6 gia' issiamo ancora, previsioni sempre 4/5 sforzati NE/E per noi vorra' dire lasco se va' bene, traverso se va' male ...appena usciti dal ridosso ...va' male , traversone con 28 e passa nodi di vento e mare al seguito.Antonella se pur senza quasi aver dormito e senza colazione, impavida al timone a gestire ste belle ondotte al traverso .Il passaggio del canale tra l'arcipelago e la Guadalupa e' una quindicina di miglia e con punte a piu' di 7 nodi di velocita' passa presto.Una volta sottovento alla Guadalupa il mare si calma ...ma comincia il gioco del vento catabatico, raffiche da 30 nodi per poi zero vento, finche' nella seconda parte dell'isola essendo piu' pianeggiante il catabatico si stabilizza sempre pero' con rafficoni .Siamo preoccupati dell'arrivo a Deshaeis , e' il posto dove dobbiamo anche sdoganare prima di saltare su Antigua...speriamo di trovare posto, la baia non e' proprio immensa e visto l'affollamento nell'arcipelago non sappiamo come sara'.Arriviamo in un mare di alberi..ma c'e' posto e ci ancoriamo in dieci metri di acqua in sabbia , un tirone e siamo arrivati, giornata pesante ...senza aver dormito la notte prima e la bella veleggiata impegnativa, apriamo il tavolo in pozzetto e si va' a finire a birre e patatine e formaggio , come dessert un T-punch al rhum..poi penichella.
Ho intitolato questo post a Ceare quel che e' di Cesare (anche se dopo Vergingetogere i francesi non aprezzeranno questa frase) perche' nei post precedenti ho parlato non troppo bene delle qualita' ancoresche dei francesi, voglio pero' spezzare una lancia a loro favore e tanto di cappello nella loro organizzazioni delle colonie d'oltremare.Partendo dalla Guiana Francese passando dalla Martinica fino alla Guadalupa, tutte organizate egregiamente, con uffico del turismo super organizzato, pratiche di entrata e di uscita via computer normalmente all'uffico del turismo o come qua' all'interno di un negozio di souvenir, internet gratis o in qualche piazza o come qua' sopra all'ufficio della polizia un cyber point governativo, non si vede poverta' evidente in giro, i servizi sociali che funzionano, si sente un senso di sicurezza passeggiando in citta'.Qua' addirittura domani sera fanno come tutti i martedi un piccolo party di ben venuto per i naviganti...per fortuna che Antonella padroneggia il francese , fosse per me' mi sentirei come Toto' e Peppino de Filippo quando vanno a Milano.

martedì 10 marzo 2015

Guadalupa, Maria Galante a colori

Vista la lunga e insolita permanenza a Maria Galante e l’incoraggiamento a mettere del mio nelle foto, mi sono sbizzarrita  su vari soggetti, di conseguenza è indispensabile una breve introduzione sul luogo.


Premetto che, dopo essere stati in Guyana francese, le province d’oltremare hanno molti tratti in comune, primo fra tutti la tela Madras gialla e rossa  che si ritrova nelle tovaglie e nei costumi tradizionali in  Guyana, Martinica e Guadalupa.


Il secondo elemento che distingue queste isole – Antille francesi - dal resto dei Caraibi è l’architettura coloniale che crea una identità legata alla madrepatria o “metropole” ( come si chiama la Francia nelle colonie), in particolare per gli edifici istituzionali – comune  e palazzo di giustizia – che si mescolano con le casette di legno colorate vivacemente  presenti in tutte le Piccole Antille.

Le piazze comunali sia a S. Pierre in Martinica che a Maria Galante sono dello stile Ali Tur degli anni Trenta e risentono dell’influenza di modernismo e razionalismo.



L’altro elemento caratteristico è la lingua creola, un misto di dialetti francesi con altre lingue, che si ritrova in molte scritte nei luoghi pubblici e sui muri.


L’influenza francese si ritrova in qualche modo nel gusto dell’abbigliamento, soprattutto delle donne più anziane con i loro ampi vestiti colorati e i cappellini di paglia.


Maria Galante  fa parte dell’arcipelago della Guadalupa insieme a Les Saintes e altre piccole isolette, tutte visibili all’orizzonte da Maria Galante.

Ci sono 3 città importanti che sono S. Louis, Capesterre e Grand Bourg che è la capitale dove siamo ormeggiati al porto.


S. Louis è il principale ancoraggio dell’isola per le barche a vela, anche se non molto protetto dal rollio del Nord Est.


Capesterre è situata a sud est, ha un piccolo porto di pescatori riparato dai reef, che quando siamo passati era completamente invaso dalla stessa alga che avevamo incontrato nella traversata dell’Atlantico e che abbiamo scoperto essere i famosi Sargassi che danno il nome al Mar dei Sargassi che corrisponde a una particolare zona dell’Oceano Atlantico.

L’alga in decomposizione faceva una puzza terribile.


L’isola vive di turismo, agricoltura, allevamento e pesca. In passato era chiamata l’isola dei cento mulini che servivano per la lavorazione della canna da zucchero. Sono ancora attive un paio di distillerie di rum e uno zuccherificio. Recentemente è stata costruita una centrale eolica che rifornisce di energia l’isola.


Abbiamo affittato un motorino e abbiamo fatto un giro, incontrando molti bovini che sono anch’ essi un simbolo dell’isola.
Gli animali d’allevamento come capre e galline sono molto comuni anche nelle altre isole francesi. E’ normale vedere scorrazzare in giro chiocce con pulcini e galli che si mettono a cantare sulla pubblica piazza.


Tra le molte cose che mi hanno affascinato, ci sono le scritte e le decorazioni di alcuni negozi e ristoranti e i graffiti.  Sono un miscuglio di naif e fumetti, e la loro bellezza sta nella spontaneità con cui sono realizzati. Mi sembrano come piccoli racconti a colori.





La spiaggia di Grand Bourg


Lezione di nuoto

La sede dei sub








La Dominica all' orizzonte


Lambi , le conchiglie


Grand Bourg il porto






Scrivano pubblico




Nassa artigianale



Fregata, grande uccello che ruba il pesce agli altri perche non puo atterrare in acqua
qui piu frequente  dei pellicani



GIRO DELL' ISOLA

Capesterre


Capesterre il porticciolo invaso dai Sargassi







I mulini







Guele Grand Gouffre a Nord dell' isola

L' alga e Si intravede Desirade  all' orizzonte




L' Isolotto del vecchio forte costa Ovest prima di  S louis


Sulla spiaggia..... Il soffio di Dio

S Louis  Ristorante vista mare



GRAND BOURG






La piazza del comune  e gli edifici Ali Tur









ormeggiati al molo